L'Amioc degli animali - Organo ufficiale della Protezione Svizzera degli Animali PSA
L'Amioc degli animali - Organo ufficiale della Protezione Svizzera degli Animali PSA

Condizioni di detenzione che tolgono l’appetito!

  • Nur jeder dritte Büffel in Italien hat Weideauslauf. (©Reuters)

    Nur jeder dritte Büffel in Italien hat Weideauslauf. (©Reuters)

  • La triste realtà: le femmine vengono separate dalla madre poco dopo la nascita e passano i primi due mesi di vita in box individuali.(© M. Rissi)

    La triste realtà: le femmine vengono separate dalla madre poco dopo la nascita e passano i primi due mesi di vita in box individuali.(© M. Rissi)

  • Secondo la Protezione Svizzera degli Animali PSA, i consumatori dovrebbero preferire la mozzarella di bufala svizzera (© Fotolia)

    Secondo la Protezione Svizzera degli Animali PSA, i consumatori dovrebbero preferire la mozzarella di bufala svizzera (© Fotolia)

(© Reuters)La vera mozzarella di bufala proveniente dall’Italia è molto apprezzata dai consumatori svizzeri. Purtroppo, però, spesso arriva da allevamenti intensivi per nulla rispettosi delle esigenze degli animali. Ma per fortuna esistono alternative locali!

 Simon Hubacher

Il prodotto originale è protetto dalla denominazione di origine protetta «Mozzarella di bufala campana DOP». Può fregiarsene solo la mozzarella prodotta nelle province dell’Italia meridionale autorizzate: qui vivono circa 400 000 bufale d’acqua addomesticate, quasi tutte destinate alla produzione del latte, grasso e nutriente, che serve da ingrediente di base per la mozzarella. Ogni anno in Svizzera se ne mangiano all’incirca 400 tonnellate: tre quarti arrivano dall’estero, soprattutto dall’Italia.

Stabulazione intensiva

La denominazione DOP non dice però nulla sulle reali condizioni di detenzione degli animali. E, in effetti, in moltissimi allevamenti italiani di bufali, dal punto di vista della protezione animali regnano situazioni spaventose. Gli animali vengono fatti vivere perlopiù in stalle a stabulazione libera su pavimenti graticolati. In Italia solo un bufalo su tre gode di uscita al pascolo. Come indica il suo nome, in origine l’animale predilige come habitat naturale le zone paludose, e ama passare molto tempo nell’acqua o nel fango. Invece, negli allevamenti intensivi al massimo si polverizza un po’ di acqua dal soffitto nei giorni di gran caldo per rinfrescare gli animali. Spesso la stabulazione intensiva, unita alla sporcizia delle corsie e alla mancanza di cure agli animali, causa problemi agli unghioni.

I vitellini maschi devono morire

Inoltre è irresponsabile il trattamento riservato ai vitellini maschi. Per fornire il latte tanto richiesto, le femmine di bufalo adulte devono partorire ogni anno un vitellino. Ovviamente, la metà sono maschi, ma visto che questi non forniscono latte e nessuno vuole mangiare la loro carne, ai contadini non interessa allevarli. E, così, all’età di tre settimane (se non prima) i vitellini maschi vengono abbattuti. Casi documentati dimostrano però l’uso di metodi anche più crudeli per liberarsene: a volte vengono lasciati morire di fame o fatti annegare nel colaticcio. La quantità di animali «eliminati» in Italia – sia legalmente al macello, sia illegalmente – ammonta a un numero a sei cifre! I vitellini femmina vengono separati dalla madre poco dopo la nascita e allevati singolarmente in box per i primi due mesi o più. I box hanno però pareti che impediscono i contatti visivi e sociali. Inoltre spesso sono talmente stretti che gli animali non riescono a girarsi: finiscono così per passare le giornate sdraiati a terra sul nudo suolo graticolato, da cui defluiscono urina e feci, e sono nutriti con prodotti sostitutivi del latte. Infine è molto diffusa la pratica di iniezioni di ossitocina, un ormone che aiuta le madri e i vitellini a superare il distacco.

 

La triste realtà: le femmine vengono separate dalla madre poco dopo la nascita e passano i primi due mesi di vita in box individuali. (© M. Rissi)

Violazioni alla Direttiva UE per la protezione dei vitelli

La detenzione separata per una durata di oltre 60 giorni e le pareti divisorie tra i vitellini violano la Direttiva UE per la protezione dei vitelli, che sancisce invece che i vitellini devono essere tenuti in gruppi o avere almeno contatto visivo con gli altri animali. Inoltre, l’UE fino ad oggi non ha ancora emanato nessuna disposizione concreta in materia di protezione degli animali relativa alla detenzione di bufale (da latte) e bufali: di conseguenza, questa specie animale nell’UE è priva di protezione legislativa e di controlli da parte delle autorità per accertare il rispetto delle norme di protezione animali. Invece, in Svizzera la situazione è diversa: i vitellini devono obbligatoriamente essere tenuti in gruppi e agli esemplari adulti va concessa regolarmente l’uscita all’aperto. La legislazione impone anche l’obbligo di mettere a disposizione degli animali superfici di riposo provviste di lettiera e possibilità per rinfrescarsi. La stabulazione fissa dei bufali è consentita, anche se non è più molto diffusa.

Diamo la preferenza alla mozzarella di bufala svizzera!

Il prezzo elevato della mozzarella di bufala italiana in teoria potrebbe essere indicatore di una qualità di punta sostenibile: ma questo non è vero per quanto riguarda la detenzione degli animali. Secondo la Protezione Svizzera degli Animali PSA, i consumatori dovrebbero preferire la mozzarella di bufala svizzera: tra l’altro già oggi un prodotto su dieci venduto proviene da animali elvetici. Non essendo protetta da marchi, la mozzarella di bufala svizzera è anche meno costosa, ma soprattutto garantisce una detenzione degli animali molto più rispettosa delle norme di protezione degli animali. In fatto di qualità e gusto, nelle degustazioni la mozzarella di bufala svizzera ha sempre ottenuto ottimi voti. Nel nostro Paese si contano già oltre 300 bufale d’acqua, che vivono nei campi e nelle stalle di circa due dozzine di aziende agricole: un terzo nel Comune bernese di Schangnau nell’Emmental, un altro terzo nel Canton Neuchâtel e il rimanente nella Svizzera orientale. La lavorazione del formaggio viene eseguita a livello regionale: come ad esempio nella ditta «Züger Frischkäse AG» del Comune sangallese di Oberbüren (quinta azienda di trasformazione del latte più grande in Svizzera) che, oltre a lavorare il latte di mucca consegnato da più di 400 famiglie contadine locali, trasforma anche il latte di bufala della Svizzera orientale.

 

Secondo la Protezione Svizzera degli Animali PSA, i consumatori dovrebbero preferire la mozzarella di bufala svizzera (© Fotolia)

I leader del commercio al dettaglio stanno reagendo

I due colossi svizzeri della distribuzione al dettaglio, Migros e Coop, hanno già in vendita la mozzarella di bufala proveniente sia dalla Svizzera sia dall’Italia. Migros a fine 2014 ha reso noto che, entro il 2020, intende introdurre anche all’estero gli standard svizzeri di protezione animali. Coop acquista la mozzarella di bufala dall’Italia per le sue marche «Qualité & Prix» e «Fine Food». Il latte arriva da tre allevamenti e viene trasformato in un’azienda: le ditte sono controllate due volte all’anno e producono nel rispetto dell’Ordinanza sulla protezione degli animali.

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